Yahoo! in crisi: addio al web? Mayer ha fatto cilecca
Yahoo! è sull’orlo del precipizio? Forse. Il futuro del colosso americano è nelle mani del Cda che, a breve, dovrà prendere una decisione importante in merito al core business. Insomma, Yahoo! potrebbe abbandonare il web.
Il Cda di Yahoo! inizierà a riunirsi oggi e, fino a venerdì, si farà il punto della situazione. Alla fine, si deciderà se continuare o no. Secondo alcune fonti, Yahoo! starebbe pensando all’alienazione di oltre 30 miliardi di dollari di azioni Alibaba, valutando altresì la cessione del core business del portale.
Nessuno è più interessanto a Yahoo!. Molti manager hanno lasciato l’azienda e il CEO Marissa Mayer è rimasta sola a gestire una miriade di problemi. La concorrenza, inoltre, incalza e non dà tregua. Non è detto, anzi è probabile, che il Cda Yahoo! prenda una decisione entro venerdì. Negli ultimi anni, l’azienda di Sunnyvale non è stata mai in grado di fare scelte importanti, a parte quella relativa alla fusione con Microsoft.
Sebbene il core business di Yahoo! versi in pessime acque detiene uno dei siti più visitati negli States. Yahoo News e Yahoo Mail, secondo comScore, hanno fatto registrare oltre 210 milioni di visitatori ad ottobre, piazzandosi dietro solo a Google e Facebook. A sancire il declino di Yahoo!, secondo gli esperti, sarebbero stati investimenti erronei effettuati negli ultimi anni, come quelli pubblicitari e quelli nell’ambito dei video online.
La stessa Marissa Mayer, qualche mese fa, non nascose le difficoltà di Yahoo! di risalire la china e superare molti ostacoli, sottolineando di aver commissionato McKinsey & Co. di studiare le possibili soluzioni per evitare lo sfacelo.
Tutti speravano che l’approdo di Marissa Meyer, ex Google, nel team di Yahoo! potesse migliorare le performance del colosso del web; invece, l’esperienza e il talento della donna non hanno fatto crescere l’azienda che, anzi, è stata letteralmente detronizzata dai competitors Google e Facebook.
La Meyer si è guadagnata molte critiche, ultimamente, per aver speso la bellezza di 1,1 miliardi di dollari per rilevare Tumblr, un sito di blogging sociale che, per molti, non è molto conveniente.