Il mondo della cultura mondiale piange un intellettuale immenso. Umberto Eco è morto nelle ultime ore nella sua casa di Alessandria. Scrisse capolavori come “Il nome della rosa”
Sembra che l’anno 2016 abbia un compito: portare via i grandi personaggi del mondo della musica, dello spettacolo e della cultura. Non pensate? Nelle ultime ore è morto ad Alessandria il grande saggista, filosofo e scrittore Umberto Eco. La funesta notizia è stata diffusa dalla sua famiglia. Classe 1932, Umberto si laureò in Filosofia presso l’Università degli studi di Torino e nel 1971 ottenne la cattedra di Semiotica presso l’Università degli Studi di Bologna.
Tantissimi i libri e i saggi scritti dal magnifico intellettuale italiano, tra cui “Il nome della rosa” e “Il pendolo di Foucault”. Nella sua brillante carriera, però, Eco non si è limitato solo a scrivere capolavori, insegnando infatti in numerose università, come quella di Sao Paolo (Firenze), di Firenze e di Chicago. La cultura italiana e mondiale piange un intellettuale unico, solerte e in grado di immortalare benissimo il momento storico in cui viveva.
Quando muoiono personaggi come Umberto Eco capiamo che siamo fragili, deboli, umani, mortali. La morte di Umberto fa male, molto male, anche perché abbiamo seri dubbi sul fatto che, a breve, nasca un intellettuale ‘spesso’ come lui. Eco era uno filosofi e scrittori italiani più conosciuti al mondo, anche perché lavorò molto all’estero, in diverse e prestigiose università.
E’ indubbio che il libro più conosciuto di Umberto Eco sia “Il nome della rosa”, amato e tradotto in numerose lingue e adottato come libro di testo presso l’Accademia militare di West Point. Il volume è stato analizzato, ‘sviscerato’ e interpretato da tantissimi studiosi di tutto il mondo ma anche letto da gente comune sui mezzi pubblici. Un libro unico senza dubbio. Umberto era un intellettuale immenso e sui generis: raccontava spesso barzellette, prima o dopo un suo intervento. Era una persona gioviale, amante della vita e della cultura.
Umberto se n’è andato, proprio adesso che era diventato nonno quasi a tempo pieno. Ultimamente aveva detto nel corso di un’intervista a La Stampa:
“Ora faccio il nonno, e di libri discuto con i miei nipotini, spiegando a Stefano (il figlio dello scrittore, ndr) che si può regalare un fucile giocattolo. Il gioco è cultura, no?”.