Secondina svizzera fugge con detenuto siriano: fermati a Bergamo

Un siriano era uscito ad evadere dal carcere grazie all’aiuto della secondina elvetica con cui aveva una relazione. I due, dopo un mese, sono stati fermati in Lombardia

 

 

Siriano condannato per reati a sfondo sessuale

I carabinieri del Ros di Milano hanno bloccato, stamane, il siriano a Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo. Il 27enne era insieme all’agente di Polizia penitenziaria che l’aveva aiutato ad evadere dal carcere di Limmattal, nei pressi di Zurigo, lo scorso 8 febbraio. Il siriano si trovava in carcere per reati contro la persona e violenza sessuale. Il molestatore, dunque, era riuscito ad evadere grazie all’aiuto della secondina che, a quanto pare, si era invaghita di lui. La fuga è avvenuta semplicemente: la secondina Angela Magdici, 32 anni, ha aperto la porta della cella ed ha fatto uscire lo stupratore 27enne Hassan Kiko.

Molti tabloid, come Ticino News, avevano ragione quando dicevano che i due si stavano dirigendo in Italia. La titolare dell’inchiesta, Claudia Widerkehr, aveva detto che mai nessuno, in Svizzera,  era riuscito a fuggire da un penitenziario. Il molestatore siriano, secondo la tv Al Arabiya, aveva richiesto asilo politico in Svizzera e si stava integrando bene. La sua condotta abominevole, però, lo aveva portato in carcere. Il 27enne ha commesso diversi reati a sfondo sessuale: il 23 novembre, ad esempio, 2014 stuprò una 15enne. Ai giudici l’uomo disse che la minorenne era consenziente, ma tale dichiarazione non gli evitò il carcere.

Secondina si era convertita all’Islam

Magdici e Kiko sono scappati, un mese fa, a bordo di una BMW. Alla secondina, evidentemente, non importava che il soggetto di cui aveva perso la testa fosse uno stupratore seriale. Secondo le ultime informazioni, la donna, per amore di Hassan, si era anche convertita all’Islam. I secondini del carcere di Limmattal non immaginavano che la loro collega avesse una relazione con un detenuto. Dopo la fuga dei due, un agente della Polizia penitenziaria, Roland Zurkirchen, ha detto:

“Come sorveglianti dobbiamo mantenere un distacco professionale ma a volte è necessario entrare in confidenza con i carcerati… I sorveglianti dovrebbero tenere una distanza adeguata che in questo caso però non c’è stata”.