Chi è povero e ruba cibo perché non ha denaro per acquistarlo non commette reato. Lo ha dichiarato la Corte di Cassazione
Uno straniero aveva rubato dei wurstel e un po’ di formaggio in un supermarket genovese. Aveva fame ma non aveva soldi per acquistare quel cibo. Ebbene, Roman Ostriakov, originario dell’Europa dell’Est e molto povero, venne sorpreso da un cliente del supermercato, chiaramente poco solidale e sensibile, che avvertì subito il personale di sicurezza. L’immigrato venne bloccato prima che uscisse dal negozio: aveva pagato solo dei grissini, ma non i wurstel e qualche pezzo di formaggio che aveva messo in tasca. Roman aveva già piccoli precedenti penali per furto di generi alimentari. L’uomo, però, aveva sempre sottratto alimenti dai negozi per fame. I rigidi giudici genovesi hanno condannato a 6 mesi di reclusione e a una multa il clochard, sia in primo grado che in Appello. La Cassazione, però, ha annullato senza rinvio il verdetto emesso in Appello perché “il fatto non costituisce reato”. Gli ermellini hanno sentenziato che “non è punibile chi, spinto dal bisogno, ruba al supermercato piccole quantità di cibo per far fronte all’imprescindibile esigenza di alimentarsi”.
Il giovane dell’Europa dell’Est, in fondo, aveva rubato cibo del valore di 4 euro e 7 centesimi. Secondo voi, è giusto condannare una persona a 6 mesi di reclusione per un furto di un’entità del genere, commesso altresì per una fame cronica? I giudici della Suprema Corte hanno ammesso che quello commesso da Roman è un furto consumato, non tentato, ma “la condizione dell’imputato e le circostanze in cui è avvenuto l’impossessamento della merce dimostrano che egli si impossessò di quel poco cibo per per far fronte ad una immediata e imprescindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato si necessità”.
Annullata, dunque, la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Genova il 12 febbraio 2015, poiché “il fatto non costituisce reato”. Favorevole all’annullamento della sentenza anche la Procura della Cassazione. Ha accolto con favore la decisione degli ermellini anche il Codacons, il cui presidente, Carlo Rienzi, ha detto:
“La Cassazione ha stabilito un principio sacrosanto: un piccolo furto per fame non è in alcun modo equiparabile a un gesto di delinquenza, perché l’esigenza di alimentarsi giustifica il fatto. Negli ultimi anni di crisi economica è aumentato a dismisura il numero di cittadini, specie anziani, costretti a rubare nei supermercati per riuscire ad arrivare a fine mese. In questo caso il reato è commesso non dal ladro ma dallo Stato che abbandona i più deboli al loro destino portandoli a compiere gesti come furti di alimenti”.
I zelanti magistrati genovesi non ritenevano Roman vittima dell’indigenza ma solo un ladro che andava assolutamente punito. L’immigrato, in realtà, aveva una fame pazzesca, stava letteralmente morendo di fame e non aveva trovato neanche una persona disponibile ad offrirgli un po’ di cibo. Che cinismo ed egoismo che c’è nel mondo! Per fortuna, la Cassazione ha evitato il carcere a Roman Ostriakov che certamente non dimenticherà mai la disavventura occorsa in quel supermarket genovese. Un lieve furto di cibo stava per costargli il carcere.