Roma, patrigno abusava delle figlie minorenni: arrestato
Agghiacciante vicenda di violenze tre le mura domestiche. Una donna ha subito per anni umiliazioni e percosse dal suo secondo marito, senza mai trovare la forza per denunciarlo. Temeva che l’orco se la prendesse con le figlie, avute dal suo primo marito. E’ successo a Roma, nel quartiere Tuscolano
Il comportamento dell’uomo, col passar del tempo, era diventato sempre più aggressivo. La donna veniva spesso violentata e insultata dinanzi alle figlie. Il peggio, però, è arrivato quando la donna ha scoperto che il secondo marito abusava sessualmente delle sue figlie minorenni. Una verità terribile da accettare. Fu proprio una delle ragazzine a confessare gli abusi alla mamma, aggiungendo che l’uomo abusava anche della sorella. Le due minorenni erano anche minacciate dal patrigno.
Alla fine, la donna ha trovato la forza per denunciare il suo secondo marito. Si è recata presso il commissariato Tuscolano ed ha raccontato tutto. Gli agenti hanno subito arrestato il 37enne di origini egiziane, A.G.H.M., con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale. Madre e figlie, invece, sono state trasferite presso un centro protetto per donne vittime di violenza.
Ennesimo episodio di femminicidi. Troppo spesso le donne vengono umiliate e violentate. E’ inammissibile. Purtroppo il femminicidio è un fenomeno che ha radici sociali e culturali. Gli uomini appartenenti a un determinato popolo od etnia ritengono le donne dei meri oggetti. Non è possibile tutto ciò. Bisogna che, in ogni nazione, vengano creati e sviluppati degli efficienti centri antiviolenza sulle donne.
Riportiamo uno stralcio di un’interessante intervista a Emanuela Donato, socia di Be Free (centro antiviolenza sulle donne), sulla tipologia delle donne che chiedono aiuto e sul contesto in cui si genera il femminicidio: “La tipologia di donne che si rivolge a noi è eterogenea, ma forse con una leggera maggioranza di donne di classi medio alte, che lavorano e con una buona formazione culturale. Mentre fino a qualche tempo fa, le donne straniere erano in minoranza ora la percentuale si attesta sul 50%. Difficilmente ci contattano donne prive di strumenti minimi… Tra tutti i casi che ho seguito credo di non avere mai incontrato donne che non fossero innamorate del proprio compagno, dal quale spesso erano ricambiate. Paradossalmente, infatti, la violenza si viene a generare proprio in quel clima di amore e di fiducia all’interno del quale si tollerano più facilmente determinate violazioni. Ed è questo, per una donna, l’elemento più destabilizzante. Vedersi vittima di un uomo che sa dimostrare grande amore. Vedersi al cospetto di un carnefice che può e sa amare. Per questo durante i colloqui non omettiamo e non sminuiamo mai questa componente. Metabolizzare che la persona che si ama possa essere allo stesso carnefice e capace di amore è un passaggio delicatissimo. Siamo certe che non è solo demonizzando la figura maschile che aiutiamo la donna ad affrancarsi da dinamiche di violenza. Dobbiamo continuare a lavorare su tutto ciò che di culturale e sociale sottende alla violenza. In Italia è proprio il substrato culturale nel quale viviamo, del quale ci nutriamo che determina, già all’origine, uno sbilanciamento tra uomo e donna. Quello che sconvolge ogni volta è capire come ancora oggi quando le donne, prima di rivolgersi a noi, parlano della loro condizione in famiglia si sentono spesso rispondere che ‘è solo un momento, devi capirlo, vedrai che non succederà più, ma tu devi stargli vicina’. Una rimozione della violenza stessa. Questo crea un senso di colpa enorme nel richiedere un secondo aiuto. È una cosa devastante e, purtroppo, ricorrente”.