Ha investito col suo grosso Suv, una Jeep Cherokee, un gruppo di ciclisti sulla via Aurelia, a Roma, proprio nel giorno della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge sull’omicidio stradale. Sono guai, ora, per una 52enne
Prima applicazione della legge sull’omicidio stradale
Viaggiava a bordo del suo Suv la 52enne romana che ieri ha travolto diversi ciclisti: un 76enne è morto ed altri tre sono rimasti gravemente feriti. La donna si è subito data alla fuga, quindi non ha prestato soccorso, ma in un secondo momento si è costituita ai carabinieri di Montespaccato, che l’hanno denunciata per omicidio stradale e lesioni gravi, con l’aggravante dell’omissione di soccorso. Si tratta della prima applicazione della nuova legge sull’omicidio stradale, la n. 41 del 23 marzo 2016, che recita:
“Chiunque cagioni per colpa la morte di una persona con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale è punito con la reclusione da 2 a 7 anni”.
Pena aumenta in caso di omissione di soccorso
La 52enne rischia una pena pesante perché la nuova legge sull’omicidio stradale prevede l’aggravante dell’omissione di soccorso: la pena, in sostanza, è aumentata “da un terzo a due terzi e comunque non può essere inferiore a cinque anni”.
Incidente a Castel di Guido
Il gruppo di ciclisti si trovava nei pressi di Castel di Guido quando è stato travolto dal Suv guidato dalla 52enne, risultata negativa al drug test e all’alcoltest. Il 76enne è stato subito trasporto al vicino Aurelia Hospital ma i medici non hanno potuto fare altro che constatare il suo decesso. Gli altri due ciclisti, di 67 e 70 anni sono stati condotti, invece, in altri nosocomi romani: uno ha riportato solo qualche lieve ferita; l’altro è più grave.
Presidente Asaps: “Ciclisti corrono rischio altissimo”
L’anno scorso, in Italia, sono stati travolti da auto pirata ben 19 ciclisti. Dopo l’incidente di ieri sulla via Aurelia, il presidente dell’Asaps (Associazione amici della Polizia stradale) Giordano Biserni ha affermato:
“Il drammatico episodio di oggi ripropone il problema dei ciclisti che percorrono in gruppo le nostre strade e che, solo per questo, si espongono a un rischi altissimo. Le regole del codice della strada sono chiare: bisogna procedere incolonnati, in fila indiana, ma molto spesso i ciclisti seguono quella che in gergo viene chiamata la ‘regola del bufalo’, si dispongono cioè in gruppi, più o meno numerosi”.