Massimo Bossetti, carpentiere imputato nel processo relativo all’omicidio di Yara Gambirasio, ha voluto dire la sua, oggi, durante l’ultima udienza. Il carpentiere ha voluto ribadire la sua innocenza, aggiungendo che vorrebbe anche incontrare i genitori della Gambirasio, in modo da fargli capire che lui non è quel mostro come viene dipinto dall’accusa e da molte riviste e siti web. Il pm Letizia Ruggeri crede, anzi è certa, che ad uccidere la giovane Yara sia stato proprio Bossetti e per tale ragione ha chiesto per lui la massima pena: l’ergastolo.
Una volta arrivato davanti ai giudici, Massimo Bossetti, con jeans e una maglietta azzurra, ha detto:
“Sarò anche uno stupido, un ignorantone, un cretino ma non sono un assassino. Questo sia chiaro a tutti”.
Dopo aver proferito tali parole, il carpentiere di Mapello ha chiesto alla Corte se poteva leggere una lettera. I giudici hanno acconsentito. Riportiamo uno stralcio della missiva, che sa un po’ di supplica accorata:
“Non vedevo l’ora di potervi guardare negli occhi per dirvi che persona sono, che non è quella che è stata descritta da tanti in questa aula. Non sono un assassino, sono innocente, e condannarmi sarebbe il più grave errore giudiziario del secolo, ma accetterò il verdetto, qualunque sia. Sarei felice di incontrare i genitori di Yara perché conoscendomi capirebbero che l’assassino o gli assassini sono ancora in libertà…”.
In Aula c’era anche Marita Comi, la compagna di Massimo Bossetti. I giudici si sono ritirati in Camera di Consiglio: la sentenza arriverà stasera. Il carpentiere rischia seriamente l’ergastolo. Chissà se la missiva letta oggi in Aula sia servita a qualcosa? Chi ha ucciso Yara Gambirasio: Massimo Bossetti o qualcun altro? Il carpentiere continua a professarsi innocente. I giudici potrebbero stasera condannare all’ergastolo Bossetti ma anche assolverlo, rimettendolo così in libertà dopo due anni di carcere. Compito arduo quello dei magistrati. Indubbiamente, ad inchiodare Bossetti è la prova del Dna. Sui leggins e sugli slip di Yara Gambirasio, infatti, vennero trovate tracce biologiche che hanno portato al carpentiere.
In realtà, ci sono diverse prove a carico dell’unico imputato di un processo che va avanti da anni e che sta volgendo al termine, come le sfere di metallo ritrovate sul cadavere di Yara (tipiche dell’edilizia) o parti di tessuto del furgone di Bossetti sugli indumenti di Yara. I difensori di Massimo, però, continuano a sostenere che sul loro assistito è stato gettato solo fango e quelle prodotte non sono prove ma solo suggestioni. La sentenza verrà letta in Aula ma non verranno ammessi fotografi e giornalisti.