Il padre di Vanessa Russo, la ragazza romana uccisa alla Stazione Termini, qualche anno fa, dalla romena Doina Matei, vorrebbe la pena di morte per l’assassina di sua figlia
Qualche giorno fa ha destato scalpore la notizia della semilibertà concessa a Doina Matei, la romena che infilò la punta di un ombrello nell’occhio di Vanessa Russo e che, qualche giorno fa, ha postato sul suo profilo Facebook alcune foto che la ritraevano in bikini, sorridente. Dopo la pubblicazione delle foto è stata sospesa la semilibertà alla romena che, lo ricordiamo, è stata condannata a 16 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. Il padre di Vanessa Russo ha detto ai microfoni de La Zanzara, nota trasmissione radiofonica:
“Per Doina Matei ci vuole la pena di morte. Ha ammazzato mia figlia con cattiveria e crudeltà”.
Giuseppe Russo ha anche commentato le foto postate dalla Matei su Facebook:
“Quegli scatti per noi sono una pugnalata. Io sono favorevole alla pena di morte, ci vuole. Lo direi anche se non ci fosse mia figlia di mezzo. Le ha dato un colpo con la punta dell’ombrello, con violenza, con forza, prendendo la mira. E’ entrata tutta la punta. Gli avvocati possono dire quello che vogliono, ma la punta dell’ombrello è entrata di 10 cm. E a noi quelle foto hanno fatto molto male, sono state una pugnalata. Lei ha pure messo il dito in segno di vittoria: sono fuori, ce l’ho fatta, ho vinto io. E effettivamente è così”.
E’ possibile che in uno Stato chi si definisce civile non si riesce a fare giustizia pienamente? Com’è possibile che un’assassina sia stata rimessa in libertà in un lasso di tempo così breve dall’omicidio? Perché certi soggetti vengono arrestati, maltrattati in carcere e, ahinoi, anche uccisi dalle forze dell’ordine per il possesso di qualche sostanza stupefacente, e molti assassini vengono rimessi in libertà in breve tempo? Sono solo domande che ci poniamo dinanzi a vicende di cronaca nera come quella dell’uccisione della povera Vanessa Russo. Quest’ultima venne colpita brutalmente dalla romena Doina Matei nel tunnel della metro di Roma. Probabilmente l’immigrata, che per vivere si prostituiva, aveva cercato di rapinare la studentessa romana.
Alla Matei era stata concessa la semilibertà ma, dopo la pubblicazione di alcune foto su Facebook, il giudice di sorveglianza di Venezia ha deciso la sospensione del beneficio penitenziario. Il prossimo 3 maggio ci sarà un’udienza per confermare o no la sospensione della semilibertà per Doina Matei. L’avvocato difensore della romena, Nino Marazzita, ha detto:
“Chiederemo di ripristinare la semilibertà ovviamente, in fondo si tratta solo di una sospensione, una decisione che fortunatamente non ha un peso schiacciante. Aspettiamo che venga fissato l’incontro con il giudice… Al giudice chiederò di imporre una minore esposizione mediatica per la mia assistita”.
Quelle foto apparse su Facebook hanno fatto scatenare l’indignazione del web. Tantissimi i commenti di rabbia contro la romena; molti post contenevano anche minacce di morte. Il padre di Vanessa Russo, dopo aver appreso la notizia della sospensione della semilibertà, ha dichiarato:
“Ho controllato questa mattina e non c’è più quel profilo Facebook. Se torna in carcere è già qualcosa. Ma ho i miei dubbi. Stiamo a vedere cosa succederà. Per essere una vera vittoria, dovrebbe farsi i 16 anni come era stato deciso in Cassazione”.
C’è chi, comunque, si schiera dalla parte della Matei e dice non è reato sorridere sui social. A tutti coloro che contestano la sospensione della semilibertà alla romena ha risposto il ministro della Giustizia Orlando che, in occasione di un ‘question time’ alla Camera, ha sottolineato che Doina Matei ha violato alcune prescrizioni connesse alla concessione del beneficio penitenziario.