Milan: il futuro sarà lontano da Berlusconi, sta per chiudersi un’era

Come tutti i cicli, in particolar modo nello sport, si arriva sempre alla fine di un’epoca. È quello che sta accadendo in casa Milan. Sono ore spasmodiche e di totale confusione quelle che, ormai da circa una settimana, gravitano intorno all’universo rossonero. Perché non si tratta della vendita di un giocatore o del cambio in panchina, ma della fine dell’era Berlusconi che ha deciso di separarsi dalla sua squadra e darla in mano a chi avrà le capacità economiche e dirigenziali per far sì che il Milan ritorni a fare quello a cui è abituato, giocare bene e vincere.

Facciamo un passo indietro: tutto nasce qualche mese fa quando tutti si sono resi conto che la favola di Pippo Inzaghi come nuovo Ferguson milanista era destinata appunto a rimanere una favola, con l’aggravante di un epilogo infelice. Questa stagione può essere tranquillamente definita la peggiore della presidenza Berlusconi, come dimostrano anche i commenti dei siti di scommesse come bet365. Perché non solo ha tradito le attese, ma le ha ampiamente superate in fatto di fallimento totale del progetto Galliani-Inzaghi: l’ex bomber milanista ha dimostrato di non essere ancora pronto per un’avventura così impegnativa, mentre l’ad rossonero non ha saputo dare continuità a una filosofia societaria e di mercato che ha sempre contraddistinto il Milan, anche in fatto di lungimiranza.

Per capirci, sono lontani i tempi dei Kaká presi per due spiccioli. Ora solo parametri zero, gente in scadenza e che nella maggioranza dei casi ha già dato il meglio da un’altra parte. Un disastro annunciato e che ha definitivamente convito il patron rossonero a rinunciare. Ma chi sono i pretendenti? Per settimane intere sono venuti fuori i nomi più improbabili: milionari messicani, cileni, giapponesi, cinesi e thailandesi. Pian piano il cerchio si è chiuso, e sono rimasti in due: da una parte mister Bee, al secolo Bee Taechaubol, broker e rampollo di una ricca famiglia thailandese; dall’altra una cordata formata da magnati cinesi, con alle spalle il famoso gruppo Doyen.

Bee è a capo del gruppo Thai Prime, società che acquista parti di aziende non quotate in borsa e che ha un patrimonio stimato in 1,2 miliardi di dollari. Milanista appassionato di calcio da sempre, è il fautore degli sbarchi in Oriente di campioni come Shevchenko, Nesta, Seedorf. Dopo giorni di appuntamenti rimandati, sabato 2 maggio finalmente l’incontro con l’ex premier, incontro che non ha deciso nulla di ufficiale al momento. Si sa che Bee ha l’entusiasmo giusto, come egli stesso ha dichiarato dopo, e soprattutto ha le possibilità economiche. A lui andrebbe il 51% delle azioni. Ma Berlusconi si sa, non è mai stato il tipo da uscire di scena da perdente, e ha definito il Milan una questione di cuore, cosciente però che ormai non si possa più perdere tempo. La discesa agli inferi del Milan è inesorabile e non sembra finire, con milioni di tifosi che da seguire un club vincente e “frequentato” da veri campioni fuori e dentro il campo, si ritrova tra le mani un gruppo di gente che non lotta per la maglia, che non si adatta e che è anche mal gestita. Chiudere i famosi rubinetti ci sta, ma perseverare ci sta di meno.

Per ciò che concerne la cordata cinese, stranamente c’è il massimo riserbo sul presunto incontro. E anche se l’esclusiva è stata data a Bee, non sono esclusi colpi di scena. Ciò che si sa ormai per certo è siamo di fronte alla fine di un’era, tra le più vincenti del calcio mondiale, con 28 trofei in 29 anni: 8 scudetti, 5 Champions League, 5 Supercoppe Europee, 1 Coppa Italia, 7 tra Coppe Intercontinentali e Mondiali per club e 7 Palloni d’Oro “transitati” in squadra. Il Milan rimane in attesa della fine di una situazione troppo scomoda, ma che avrà risvolti non prima di un paio di settimane.