Il premier greco Alexis Tsipras non tollera l’atteggiamento di diversi Paesi Ue nella gestione della crisi dei profughi, in quanto c’è bisogno di maggiore collaborazione
Secondo Tsipras, la difficile crisi dei profughi non va fronteggiata in modo unilaterale ma collaborando. Le nazioni europee, inoltre, devono gestire la difficile situazione dei flussi migratori cooperando con la comunità internazionale. Il premier greco è preoccupato e reclama più incisività nella gestione della crisi dei profughi perché, ogni anno, tantissimi migranti raggiungono la Grecia, per poi trasferirsi in altre nazioni europee. Insomma, la Grecia è una sorta di varco per l’Europa per la maggior parte dei profughi che fuggono da nazioni come Siria, Iraq e Libia. Secondo dati diffusi dall’Organizzazione Internazionale per la Migrazione e dall’Agenzia di alto livello delle Nazioni Unite per i profughi, l’anno scorso più di un milione di profughi (quasi tutti partiti dalla Turchia) sono arrivati in Europa per mare o per terra, approdando in un primo momento in Grecia. Tsipras è preoccupato per questo trend è chiede interventi efficaci all’Ue e alla Comunità Internazionale. Inoltre il premier greco non accetta l’idea, dell’Austria e di altre nazioni, di chiudere le frontiere ai profughi che provengono dalla Siria:
“La Grecia non accetterà accordi se la condivisione delle responsabilità tra Paesi membri non verrà garantita”.
Tsipras ha più volte, negli ultimi mesi, biasimato la decisione di certe nazioni, Austria in primis, di chiudere le frontiere ai migranti per gestire meglio i flussi migratori. Non è così che si fa per il premier greco che, dopo l’incontro con Laura Boldrini avvenuto qualche giorno fa, ad Atene, ha detto:
“Non può esistere l’Europa con i muri, il problema è la gente che muore in mare. L’Ue è percorsa da Movimenti di estrema destra, se non cambiamo marcia il rischio è che diventino più forti”.
Laura Boldrini, dopo l’incontro con Alexis Tsipras, aveva affermato:
“La Grecia sta facendo sforzi enormi per rispettare gli impegni per l’identificazione dei richiedenti asilo, mentre l’Ue non rispetta i propri impegni con questo Paese, perché il sistema di ricollocazione non funziona come dovrebbe, perché altri Paesi decidono di non fare la propria parte”.