Medici e infermieri che giocano sulla pelle dei pazienti con cannule
Medici che, invece di lenire le sofferenze dei pazienti, si divertivano a provocargli dolori allucinanti. E’ incredibile la vicenda che ha avuto come teatro l’ospedale San Bortolo di Vicenza
Un gruppo di medici e infermieri, durante una cena, decise iniziare una gara nel reparto di urgenza del nosocomio in cui lavoravano, consistente nell’applicare cannule più grandi nelle vene dei pazienti all’oscuro di tutto. Per chi non lo sapesse, più la cannula da inserire è grande, maggiore è il dolore provocato. Ebbene quel gruppetto di medici e infermieri si divertiva a gareggiare nell’ospedale di Vicenza sulla pelle dei pazienti, immortalando i momenti anche con gli smartphone e postando poi le foto sui social e su WhatsApp. Tutto avveniva all’oscuro del primario Vincenzo Riboni. Alla fine, però, quest’ultimo ha scoperto quello che avveniva nel San Bortolo ed ha richiamato medici e infermieri. E’ stata avviata un’inchiesta, si è svolto un processo a carico dei sanitari responsabili e, alla fine, è stata emessa una sentenza nei confronti di due medici e sei infermieri. Tutto è nato da un procedimento disciplinare interno. Medici e infermieri giocavano sui pazienti: otteneva più punti chi riusciva ad inserire cannule più grandi. I malati non sapevano di tutto ciò, ma provavano dolore, molto dolore. Ciò che fa male anche a noi è che la giustizia ha punito i sanitari in modo lieve, visto che non è stato possibile provare pienamente loro condotte malvagie.
A scoprire la terribile vicenda è stato un sanitario che faceva parte degli “Amici di Maria”, il gruppo creato per le gare perverse in corsia. L’uomo temeva che la situazione potesse degenerare e allora ha segnalato quello che facevano i suoi colleghi. I giudici hanno però assolto tutti, infermieri e medici, che si sono sempre professati innocenti, perché non sussistono prove delle gare. Eppure quelle frasi postate sui social e su WhatsApp parlano chiaro. A persuadere i giudici è stata la circostanza che nessuno dei pazienti ha mai sporto denuncia contro il nosocomio vicentino o si è lamentato per il trattamento ricevuto dai sanitari. Eppure quei sanitari si sono comportati in modo disgustoso, hanno violato non solo le norme della deontologia professionale ma anche la fiducia che i pazienti ripongono in loro. Il primario Riboni ha detto:
“E’ la prima volta in oltre 20 anni che accade una cosa così grave”.
Concorda ovviamente con l’opinione di Riboni anche il direttore generale Pavesi:
“Non è il pronto soccorso il luogo per concedersi battutine mentre c’è chi soffre, è in ansia, rischia la vita”.
Nell’ospedale vicentino tutti sono rimasti perplessi. Lo scandalo delle gare della cannula ha gettato fango sulla struttura dove, però, lavorano medici onesti e corretti, che vogliono solamente curare i pazienti, non farli stare male. Annalisa Zanon, un medico che ha lavorato per 20 anni presso la struttura vicentina dove è scoppiato lo scandalo, che ha avuto grosso eco, ha affermato:
“Rischiamo di essere screditati. Non conosco i responsabili e non ero a conoscenza di quello che sembra essere stato un gioco. Una cosa dev’essere chiara. In ospedale lavorano fior di professionisti. Dico questo perché notizie del genere gettano un’ombra su tutti i medici. Ma non dev’essere così”.