Lucia Borsellino, Viminale le assegna scorta: auto blindata e due uomini

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Lucia Borsellino ha ottenuto solo adesso la scorta. Perché adesso che non è più assessore della Regione Sicilia? Molte persone si stanno facendo questa domanda

 

Qualche giorno fa, il Ministero dell’Interno ha deciso di assegnare un’auto blindata e due uomini alla figlia di Paolo Borsellino, giudice ucciso dalla mafia. C’è il pericolo che Lucia faccia la stessa fine del padre? Il rischio è alto? Il Viminale si è limitato a dire che la scorta è stata assegnata alla Borsellino per i numerosi esposti presentati quando era assessore regionale e per gli accertamenti sulla Sanità.

Il deputato di Area Popolare, Alessandro Pagano, non appena ha appreso la notizia ha affermato: “A Lucia Borsellino piena solidarietà per la decisione del Viminale di assegnarle la scorta e allo stesso tempo un grosso in bocca al lupo per il nuovo prestigioso incarico all’Agenas. La sua persona e il suo nome rappresentano lo scudo che la proteggerà da qualsiasi attacco. Con Lucia abbiamo lavorato insieme per diversi anni alla Regione siciliana e conosco le sue qualità e il suo rigore morale. Per questo sono convinto che gli ultimi fatti non turberanno minimamente il suo impegno anche in questo nuovo importante incarico all’insegna della legalità, e continuerà con la stessa determinazione e professionalità, certo che farà molto bene”.

Il fratello di Lucia Borsellino, Manfredi, in un discorso dinanzi al Capo dello Stato Mattarella, aveva espresso la sua opinione in merito alle dimissioni della sorella: “Da oltre un anno mia sorella Lucia era consapevole del clima di ostilità e delle offese subite solo per adempiere il suo dovere, in corsi e ricorsi drammatici che ricordano la storia di mio padre. Non posso entrare nel merito delle indiscrezioni giornalistiche che, indipendentemente dalle verifiche fatte dagli uffici giudiziari, hanno turbato tutti. La lettera di dimissioni con cui mia sorella Lucia ha lasciato l’assessorato ha prodotto il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. Ma quella lettera dice tutto e andrebbe riletta. Mia sorella Lucia è rimasta in carica come assessore fino a giugno per amore della giustizia, per suo padre, per potere spalancare agli inquirenti le porte della sanità dove si annidano mafia e malaffare. Lucia ha portato una croce, e tanti lo possono testimoniare, fino al 30 giugno: voleva una sanità libera in Sicilia”.