Ilva, Nichi Vendola rinviato a giudizio: disastro ambientale in concorso
Si torna a parlare dell’Ilva di Taranto. Oggi, Vilma Galli, gup del tribunale di Taranto ha ordinato il rinvio a giudizio di 44 soggetti, tra cui il leader di Sel e tre aziende in merito all’inchiesta sul disastro ambientale causato dall’Ilva
Oggi sono stati anche condannati due soggetti con rito abbreviato. Nulla è stato deciso, invece, su Fabio Riva, che si trova nel carcere di Taranto dopo aver latitato a Londra per oltre 2 anni. L’uomo non si è presentato davanti al gup e i suoi legali non hanno trasmesso la documentazione in tempo utile.
Alla fine dell’udienza preliminare, dunque, è stato rinviato a giudizio anche Nichi Vendola. Il leader di Sel dovrà rispondere di concussione aggravata in concorso. Pesante e grave quello che sostiene l’accusa. Vendola avrebbe sfruttato il suo potere per spingere l’Arpa Puglia (Agenzia regionale di protezione ambientale), ad essere più ‘tollerante’ riguardo alle emissioni tossiche provenienti dall’Ilva di Taranto. Una condotta del genere, se venisse accertata, dovrebbe senza dubbio essere condannata.
Il leader di Sel, secondo la Procura di Taranto, avrebbe così permesso all’Ilva di svolgere la sua attività senza far calare le emissioni nocive. L’Arpa, in una nota, aveva sottolineato infatti che era stato accertato un record di benzoapirene. La nota dell’Arpa risale al 21 giugno 2010. Vendola, secondo l’accusa, avrebbe ordinato al direttore generale dell’Arpa Assennatto di ‘chiudere un occhio’ in merito alle emissioni tossiche derivanti dall’Ilva, pena la sua mancata riconferma al vertice della ‘Agenzia. Il mandato di Assennato devadeva nel 2011.
Vendola ed altri soggetti dovranno rispondere di fatti avvenuti tra il 22 giugno 2010 e il 28 marzo 2011. Al governatore della Puglia viene addebitata la concussione aggravata in concorso con Girolamo Archinà, ex coordinatore Rapporti istituzionali dell’Ilva, con Fabio Riva, ex vice presidente di Riva Fire, con Francesco Perli, legale dell’Ilva, e con Luigi Capogrosso, ex direttore dell’Ilva.
Chissà come ha reagito Nichi Vendola al suo rinvio a giudizio? Non bene certamente. Sono anni che Nichi rilascia spesso commenti ed opinioni sull’Ilva di Taranto, che spesso hanno fatto, e fanno, irritare cittadini e politici.
Forse l’accusa non crede a Vendola, a quel governatore che si è sempre fatto paladino dei più deboli, dei lavoratori dell’Ilva e degli abitanti di Taranto. L’accusa non pensa che Nichi abbia sempre fatto il possibile per ridurre l’inquinamento a Taranto. Eppure, due anni fa, il leader di Sel disse durante un’intervista: “Noi abbiamo rotto il silenzio. Taranto entra ufficialmente nell’albo dei siti nazionali di inquinamento industriale nel 1990: nessuno si è mai chiesto perché nessuna autorità avesse mai collocato a Taranto una sola centralina che monitorasse gli inquinanti sputati dalla bocca del siderurgico? Quei monitoraggi li facciamo noi. Raccogliamo i dati sull’inquinamento, che nessuno, sottolineo nessuno, aveva voluto certificare fino ad allora. Da quelle evidenze prendiamo le mosse per scrivere le leggi anti-inquinamento che tutt’oggi rappresentano la punta più avanzata della legislazione ambientale del Paese”.
Cosa penserà ora il caro Nichi, che dovrà difendersi da un’accusa pesantissima?