Gabriele Muccino Biasima Pierpaolo Pasolini: Web lo Stronca
Gabriele Muccino critica Pierpaolo Pasolini proprio in occasione dei 40 anni dalla sua morte, avvenuta nella notte tra il 1 i il 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia. L’invettiva del regista de “La ricerca della felicità” contro Pasolini ha fatto indignare molte persone tanto che Muccino ha cancellato il suo profilo social. Insomma, il popolo del web non ha apprezzato l’opinione di Gabriele su uno dei più grandi intellettuali e cineasti italiani
“So che quello che sto per dire suonerà impopolare e forse, chissà, sacrilego? Ma per quanto io ami Pasolini pensatore, giornalista e scrittore, ho sempre pensato che Pasolini regista fosse fuori posto, anzi semplicemente un ‘non’ regista che usava la macchina da presa in modo amatoriale, senza stile, senza un punto di vista meramente cinematografico sulle cose che raccontava in anni in cui il cinema italiano era cosa altissima… aprì le porte all’illusione che il regista fosse un ruolo accessibile a chiunque. Il cinema però è un’altra cosa”, ha asserito Gabriele.
Muccino è stato bersagliato da così tante critiche che è stato costretto a cancellare il post su Pasolini ma, successivamente, ha precisato: “Dopo gli insulti ricevuti, mi rifaccio gli occhi, scusate, con permesso, come direbbe Cabiria, condividendo il trailer del film di Federico Fellini“. Tale post, però, si può leggere solamente su Twitter, visto che Gabriele ha provveduto a cancellare il suo profilo Facebook. Ecco cosa accade quando si contesta uno dei ‘mostri sacri’ della letteratura e del cinema italiano. Gabriele, dovevi mettere in conto che attaccare un personaggio come Pasolini ti sarebbe costato caro, molto caro!
A difendere la memoria e l’arte di Pierpaolo Pasolini anche il suo amico e collega Ninetto Davoli, che ha detto: “Muccino dice un sacco di stupidaggini. Pierpaolo usava volutamente la macchina da presa in quel modo per essere il più veritiero e realistico possibile. C’era immensa consapevolezza in quello che faceva da regista sul set”.
Tanti registi e attori condividono le parole di Davoli e biasimano Muccino, come Paolo Virzì.