E’ morto il grande Franco Interlenghi
Questa mattina si è spento alle 11.30 a Roma, a 83 anni, Franco Interlenghi. L’attore era nato a Roma nel 1931, a quindici anni era stato lo straordinario protagonista di Sciuscià di Vittorio De Sica. La sua carriera si era divisa fra cinema e teatro. Nel 1955 aveva sposato l’attrice Antonella Lualdi, conosciuta due anni prima sul set del film Canzoni, canzoni, canzoni .
Dal loro matrimonio sono nate due figlie, Stella ed Antonellina entrambi attrici.
Interlenghi era uno dei molti attori “presi dalla strada”. Fu lui stesso, in un’intervista di qualche anno fa, a ricordare come andò.
Era il luglio del 1945, abitava a Roma, in via Palestro, “giocavo con i miei amici davanti a una villa inglese che poi, nel ’48, fu fatta saltare in aria da un attentato terroristico. Facevamo giochi semplici, all’epoca non avevamo grandi mezzi a disposizione, ci tiravamo un pezzo di legno. Nel mio palazzo abitava un signore che frequentava il cinema, era un vecchio generico, si affacciò alla finestra del suo appartamento, forse perché strillavamo troppo, e ci disse: ma che state a fare qui? Andate a via Po, c’è Vittorio De Sica che cerca ragazzini per un film. Ci andammo e trovammo una fila che arrivava fino a piazza Fiume. All’epoca c’era una gran fame in giro e il cinema rappresentava una risorsa per svoltare la giornata, tutti provavano a infilarsi in un film, a fare le comparse. Finalmente, arrivato davanti a De Sica, mi chiese ‘sai fare a pugni?’, e io risposi di no. Lui disse ‘avanti un altro’ e ci rimasi malissimo. Allora mi rimisi in fila e, arrivato di nuovo il mio turno, mi fece la stessa domanda. E io: ‘sì, faccio a pungi con mio fratello, faccio a pugni con gli amici, vado a scuola di pugilato…’. De Sica disse ai suoi assistenti ‘prendete il numero di telefono. E cominciò tutto così”.
Quell’esperienza lo avviò a una carriera rapida, Interlenghi divenne uno dei giovani del cinema più amati del secondo dopoguerra. E la sua fama aumentò negli anni Cinquanta grazie ai ruoli di giovane bello, romantico, idealista, con quella faccia pulita, da bravo ragazzo un po’ smarrito. Archiviato il ruolo del piccolo e sfortunato lustrascarpe, diede vita a una galleria di personaggi e prese parte a numerosi film, lavorò in Fabiola (1949), in Domenica d’agosto (1950) e Parigi è sempre Parigi (1951), partecipò alla serie di Don Camillo nel ’52 e nel I vinti, nel ’53.
Nella carriera di Interlenghi ebbe una parte importante anche il teatro, dove iniziò a lavorare nello stesso periodo. Entrò nella compagnia di Rina Morelli e Paolo Stoppa, fu diretto da Visconti in Morte di un commesso viaggiatore nel ’51. Quanto al cinema, fra i grandi che lo diressero non mancò Fellini, che in I vitelloni (1953) gli affidò il ruolo di Moraldo, un giovane la cui storia riflette in parte quella dello stesso regista. Lo ritroviamo nello stesso anno accanto a Gina Lollobrigida in La provinciale di Soldati, presentato al Festival di Cannes. E trovò consensi anche presso film stranieri quali: La contessa scalza, 1954, Addio alle armi, 1957, La ragazza del peccato, 1958.
Alla fine degli anni Cinquanta non rinunciò al momento d’oro della commedia all’italiana, come nel caso di Padri e figli di Monicelli o Giovani mariti di Bolognini, mentre si ritrovò con il suo vecchio maestro De Sica in Il generale della rovere (1959) di Rossellini che due anni dopo gli avrebbe affidato il ruolo del garibaldino Giuseppe Bandi in Viva l’Italia!.
Dagli anni Settanta continuò con il cinema ma si dedicò per la gran parte al teatro e alla tv (Don Matteo 4, 2004). Sul grande schermo lo ritroviamo nel western di Monte Hellman, Amore piombo e furore (1978), uscito negli Stati Uniti con il titolo China 9, liberty 37, in Miranda (1985) di Tinto Brass, in Pummarò (1990) e Le amiche del cuore (1992), entrambi di Michele Placido. Le sue ultime apparizioni, in Romanzo criminale, ancora con Placido, nel 2005, in Notte prima degli esami – Oggi, diretto da Fausto Brizzi nel 2007, in Io, Don Giovanni di Saura (2009) e La bella società di Gian Paolo Cugno nel 2010.