Destinata alla cecità per sindrome di Usher: Lizzy incontrerà Papa Francesco

Il prossimo 30 marzo la piccola Lizzy, una bimba americana di 5 anni, coronerà il suo sogno: incontrerà Papa Francesco 

 

 

 

Albergo romano e viaggio gratis per famiglia americana

Elizabeth Myers è affetta da una rara patologia genetica che le sta togliendo pian piano la vista. La piccola diventerà cieca a breve ed una delle persone che vorrebbe incontrare prima che l’oscurità si appropri della sua esistenza è proprio il Pontefice. Lizzy vedrà quest’ultimo il prossimo 30 marzo, a Roma, durante l’udienza pubblica e, probabilmente, in privato. La piccola e i suoi genitori non spenderanno nulla per venire in Italia visto che una compagnia aerea turca ha fatto sapere che non farà pagare niente alla famiglia americana. La stessa decisione è stata presa anche da un albergo romano, dove Lizzy soggiornerà col papà, la mamma e il fratello. Ad assistere la famiglia statunitense durante il soggiorno a Roma saranno i volontari di Unitalsi, associazione cattolica da sempre impegnata nell’ambito del trasporto di malati e pellegrini. Le autorità del Vaticano hanno detto all’Unitalsi:

“Il Santo Padre sarà lieto di incontrare la piccola Lizzy durante la cerimonia del baciamano alla fine dell’udienza di mercoledì 30 marzo”.

Il presidente dell’Unitalsi Roma, Emanuele Trancallini, ha affermato:

“Una storia commovente che ci ha coinvolti anche emotivamente. Abbiamo messo a disposizione della famiglia Myers i nostri mezzi per l’incontro con il Pontefice e per fare comprendere ai genitori di Lizzy che non sono soli nella battaglia di questa terribile malattia”.

Sindrome di Usher: patologia genetica rara e incurabile

La piccola Lizzy è affetta dalla sindrome di Usher, una rarissima malattia genetica attualmente incurabile. La bimba, 5 anni, è dunque destinata alla cecità completa. La sindrome di Usher colpisce vista, udito ed equilibrio. I genitori di Elizabeth Myers stanno aspettando che la piccola cresca ancora prima di parlarle della sua condizione e sperano che l’attenzione mediatica sulla vicenda possa favorire studi sulla rara patologia.