La depressione colpisce tantissime persone nel mondo, eppure, se le vittime sapessero riconoscerne i sintomi potrebbero curarsi meglio e subito, evitando così tutta una serie di problematiche che concernono anche il mondo del lavoro. Ebbene sì, la depressione, così come l’ansia sono dei veri flagelli dell’Occidente.
L’European College of Neuropsycopharmacology ha diffuso dei dati che fanno riflettere. La depressione, entro il 2020, sarà la maggiore causa di inabilità dopo le patologie cardiovascolari. Eppure basterebbe sottoporsi a dei test per verificare se si rischia tale disturbo.
Gli italiani depressi, secondo il Rapporto OsMed 2013, sono ben 7,5 milioni. Cura la malattia, però, solo un terzo. Il motivo? C’è paura di perdere il lavoro.
La depressione è senza dubbio un duro scoglio da superare. I sintomi, spesso, sono difficili da individuare. Si tratta di un disturbo insidioso di cui si è parlato anche nel corso del forum ‘Un viaggio di 100 anni nelle neuroscienze’, organizzato a Roma, all’Accademia dei lincei. Durante il forum si è discusso su ansia e depressione a 360°, quindi anche sui sintomi e sulla cura.
E’ stato detto più volte che il disturbo colpisce 15 persone su 100. Un neonato su 6 sarà bersagliato durante la vita. Dati che, indubbiamente, fanno riflettere.
Ad allarmare è anche la depressione post partum che, come si evince dalla denominazione, colpisce le donne dopo il parto.
Il costo del disturbo è elevato non solo dal punto di vista del benessere della persona ma anche economico. E’ stato stimato che il costo della depressione, concepito come ore di lavoro andate in fumo, ammonta a circa 4 miliardi di euro l’anno. Una vera fortuna.
Insomma, nel mondo ci sono sempre più depressi. Ciò è un problema perché il diffuso disturbo dell’umore induce il paziente ad assentarsi dal lavoro, pregiudicando così l’efficienza dell’azienda. E’ stato scoperto, inoltre, che un depresso su 4 ha non ha parlato del suo stato al datore di lavoro.
E’ bene riconoscere subito i sintomi della depressione e parlare, magari con il proprio medico di fiducia o uno psicologo per iniziare un valido percorso terapeutico.