“Cuba Resiste. Reportage da un Paese che cambia ma resta fedele alle sue radici”, dello scrittore e giornalista Massimo Squillace è qualcosa di più di una semplice guida turistica: è il racconto di un viaggio, in cui il protagonista riesce ad assaporare la “vera” Cuba.
Il suo viaggio risale al 2016, anno della morte di Fidel Castro (avvenuta il 25 novembre) e ci restituisce una Cuba diversa dal passato, sebbene dal 2008 a questa parte sia presieduta da Raùl, fratello di Fidel, e non tutti i cubani siano convinti del cambiamento, notato soprattutto da chi viene dall’estero.
Tale cambiamento è riscontrato da Massimiliano Squillace già nel fatto che in quel periodo, sull’isola caraibica comunista della Rivoluzione di Fidel Castro e del Che, abbiano potuto esibirsi in concerto Mick Jagger e la sua mitica rock-band britannica dei Rolling Stones il 25 marzo del 2016 – ma il cantante era già stato a Cuba nel 2015 -. L’evento si è tenuto alla Ciudad Deportiva, il grande stadio di baseball di L’Avana. L’accesso era gratuito e l’esibizione è stata interamente pagata dall’estero.
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Sembra che il concerto sia stata organizzato in pochi mesi e ricevere l’autorizzazione del governo è stata un’impresa, ma finalmente è avvenuto, simbolo appunto di cambiamento nell’isola, dove i concerti di il rock n’roll, il genere musicale americano per eccellenza, precedentemente non erano autorizzati. Anche i Rolling Stones, dal palco, hanno sottolineato questo cambiamento, che ha permesso loro di essere lì, ma bisogna dire che ciò è accaduto perché la loro band non lancia messaggi politici, che possano infastidire il governo cubano: il loro scopo era solo l’intrattenimento. Ecco perché Squillace afferma che il loro concerto non è indice di una “primavera caraibica”: in fondo Cuba è rimasta uguale, anche come cultura.
Nel 1964 Fidel Castro aveva dichiarato guerra alla “Beatlemania”, asserendo che la band britannica fosse strumento del capitalismo americano Nel 1966 aveva emanato il divieto di trasmettere la musica dei “4 ragazzacci di Liverpool”, ma è pur vero che il loro primo disco si potè ascoltare nelle radio cubane. I vertici del governo accettavano in un certo qual modo la musica dei Beatles, ma imitarla era un rischio, idem per quella dei Rolling Stones. Dopo anni, però, Fidel arrivò ad affermare che rispettava John Lennon “per il suo pensiero, le sue idee” – non certo filoamericane e bellicose! – e per i suoi sogni. Anche il maggiore dei fratelli Castro aveva dichiarato di essere un sognatore, “un sognatore che ha visto i suoi sogni trasformarsi in realtà”.
Per quanto abbiamo detto, le canzoni di Mick Jagger e dei suoi non erano conosciute dai cubani che si erano recati ad ascoltarli al concerto: a parte il celeberrimo pezzo “Satisfaction” e questo, ha immaginato Squillace, per via di una fiorente “industria” della musica pirata.
La Cuba del dopo Fidel conserva numerosi problemi, come il traffico di droga e la diffusa prostituzione, anche se il libro fa sapere che subito dopo la Rivoluzione, il Leader Maxìmo intraprese una grossa campagna per sconfiggerla, perché voleva che Cuba cessasse di essere “il bordello degli Stati Uniti”. Le prostitute vennero aiutate dallo Stato ad uscire dal “giro”, ad inserirsi nella società, a studiare e a trovarsi un lavoro, magari servendo nell’esercito rivoluzionario. In termini di giro d’affari, il fenomeno era arrivato quasi a scomparire, ma va anche detto negli Anni Settanta esisteva sotto un’altra forma, con uomini facoltosi e di governi che mantenevano più donne, come modelle, ballerine eccetera e se ne vantavano pure.
Alla fine un uomo sulla cui ricerca verterà il viaggio a Cuba e che aveva vissuto all’estero, racconta che Fidel Castro “è stato buono ed è stato duro”. Ha compiuto molti errori ma, dice lo stesso uomo, “non si può negare che la rivoluzione ci ha salvato”, cambiando la vita dei cittadini.
L’isola ha un sistema sanitario gratuito “da far invidia”, l’aspettativa di vita è più alta di quella che si possa avere in un cosiddetto Paese sviluppato, vanta un ottimo sistema educativo – gratuito anche quello – che ha eliminato l’analfabetismo e i poveri non muoiono di fame. I cubani non odiano il popolo americano, spesso più simile a loro di ciò che possano altri popoli latini, ma odiano il governo a stelle e strisce.
Pur non essendo un fan di Fidel, il cubano con cui ha parlato il protagonista del libro ha sostenuto che, con la Rivoluzione, Castro abbia dato a Cuba la libertà e, comunque lo si valuti, egli è considerato “un padre eroe dell’isola”. Quando è scomparso, racconta ancora l’ex emigrante cubano, piangevano non solo i suoi sostenitori ma anche molti suoi oppositori, perché è stato un grande personaggio della loro storia.
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