Per la prima volta, la Corte di Cassazione ha riconosciuto la stepchild adoption in favore di una coppia gay. In particolare, la Suprema Corte ha permesso a una donna, che convive stabilmente con la compagna, di adottare la figlia di quest’ultima. Gli ermellini hanno così confermato la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Roma, secondo cui una bimba di 6 anni può essere adottata dalla partner della madre. Riportiamo un passo della sentenza emessa nelle ultime ore dai magistrati:
“La stepchild adoption prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempre che alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore… La stepchild adoption non determina in astratto un conflitto di interesse tra il genitore biologico e il minore adottato ma richiede che l’eventuale conflitto sia accertato in modo concreto dal giudice”.
Sì alla stepchild adoption, dunque, se determina “il preminente interesse del minore”. Gioiscono, dunque, due donne che si sono sposate in Spagna, visto che una di esse potrà adottare la figlia biologica dell’altra. Prima della decisione della Suprema Corte, il senatore Carlo Giovanardi aveva detto in Aula:
“Accetteremo quello che le sezioni unite della Cassazione stabiliranno, ma non scorciatoie che umiliano il Parlamento e la volontà popolare”.
Il Parlamento ha recentemente stralciato la parte relativa alla Stepchild Adoption dalla legge Cirinnà ma, a quanto pare, i giudici stanno riconoscendo a molte coppie la possibilità di vivere serenamente, consentendo a un partner di adottare il figlio biologico dell’altro. Un mese fa, ad esempio, la Corte d’Appello di Torino ha riconosciuto a due coppie di donne la stepchild adoption. I giudici di primo grado avevano rigettato le richieste avanzate dalle coppie. Le decisioni di Torino e quest’ultima a Roma rappresentano dei casi che sicuramente faranno scuola ed influenzeranno non poco gli altri magistrati italiani.