Bersaglieri spacciano droga all’VIII Brigata Garibaldi di Caserta

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Bersaglieri vendevano droga in caserma

In Italia accade di tutto, anche che i militari si mettono a spacciare stupefacenti. 4 bersaglieri in servizio all’VIII Brigata Garibaldi di Caserta sono finiti in manette dietro ordine del Gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere

 

 

 

 

Sfruttavano la divisa per agire indisturbati, per lucrare illecitamente senza che nessuno se ne accorgesse. Alla fine, però, i 4 bersaglieri sono stati beccati ed ora sono stati privati della loro libertà. Gli inquirenti hanno scoperto che i militari vendevano droga sia dentro che fuori la caserma, chiedendo ai compagni d’armi di sofisticare i drug test a cui dovevano periodicamente sottoporsi. I protagonisti di questa vicenda, ovvero coloro che hanno messo su il giro di spaccio in caserma sono il caporal maggiore Luigi Santonastaso e la compagna Roberta Rossini, anche lei militare: lui è finito in carcere; lei, invece, ai domiciliari. Destinatari di misure cautelari, invece, i soldati Luigi Belvedere e Lello Giove, anche loro in servizio presso l’VIII Brigata Garibaldi, in qualità di assistenti medici. I due avrebbero alterato i drug test in cambio di denaro e droga. Gli investigatori hanno scoperto che Belvedere e Giove riuscivano a sostituire urina pulita a quella originale presso l’ospedale militare di Caserta profittando della complicità o della disattenzione degli operatori sanitari. Tra i reati contestati ai quattro militari ci sono corruzione e cessione a titolo oneroso di sostanze stupefacenti.

Dopo un lungo periodo di indagini, osservazioni, pedinamenti ed intercettazioni telefoniche, i carabinieri hanno scoperto che nella nota caserma casertana si spacciava molta droga, soprattutto cocaina e crack. Il caporale maggiore Luigi Santonastaso e la compagna Roberta Rossini reperivano la droga a Maddaloni e Caivano. Durante le perquisizioni dei carabinieri, i due bersaglieri sono stati trovati in possesso di numerose dosi di crack e cocaina. Pare che Luigi e Roberta chiedessero, mediante WhatsApp, ai colleghi assistenti sanitari di alterare i drug test. Una storia vergognosa che getta fango su un glorioso corpo dell’Esercito italiano. Non è il primo caso, comunque, di spaccio di sostanze stupefacenti in una caserma italiana. Ha generato scalpore inoltre l’episodio, scoperto recentemente, del maggiore della Guardia di Finanza, Francesco Nasta, che si è impossessato di 4 kg di cocaina presente nella caserma della Gdf di Aversa, in provincia di Caserta. Le indagini, dirette sempre dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, sono iniziate dopo il decesso di un collega di Nasta, Felice Stringile, per abuso di droga che si trovava nei locali della caserma. Gli investigatori hanno scoperto una forte diminuzione della droga, sotto sequestro, presente nella caserma di Aversa. Pesantissima l’accusa rivolta al maggiore Nasta: detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, peculato e falso ideologico.

Droga a fiumi, dunque, nella caserme casertane. Non è il caso che ci siano maggiori controlli? Possiamo rincuorarci solo se vediamo cosa accade all’estero. Giorni fa, ad esempio, alcuni militari svizzeri sono stati beccati a Davos mentre consumavano cannabis e cocaina. Un soldato è stato anche denunciato perché, durante una perquisizione, è stato trovato in possesso di 3 grammi di cocaina. Il portavoce dell’Esercito, Stefan Hofer, ha affermato:

“Almeno 12 (militari elvetici, ndr) sono risultati positivi alla cannabis e 5 di questi anche alla cocaina”.