E’ l’hashtag del giorno. E’ la nuova mossa social di Mattel. Ed e’ già polemica. Mattel dice addio alle Barbie dal trucco perfetto, dal seno perfetto, dalla vitina di vespa e dai capelli fluenti. Arrivano le Barbie Curvy, per ricordarci che la perfezione non esiste. Non che non lo sapessimo. Un’abile mossa pubblicitaria per rilanciare la bambola che ha fatto la storia. Del resto, negli anni ’80 il prototipo di bella donna non era certo quello attuale. La donna formosa era considerata bella, ma le Barbie restavano assolutamente ed impeccabilmente perfette e non per deviare le bambine, ma solo per sottolineare la loro assoluta e mera inutilità. Erano giochi e tali potevano rimanere. Ma oggi siamo preda del terribile bisogno di dimostrare di essere migliori, di essere imperfetti e, quindi, per tale ragione, assolutamente normali. Fingiamo che l’imperfezione ci piaccia, ma poi siamo invidiosi della perfezione. Simuliamo l’accettazione e poi siamo i primi a non amarci. La Barbie e’ sempre rimasta una bambola. Oggi e’ divenuta lo strumento per dimostrare che l’aspetto fisico non e’ tutto. Ma e’ davvero cosi?
I canoni di bellezza classici sono stati imposti da una bambola? O dalla moda? Le Barbie cambiano ma le modelle restano sempre le stesse, assolutamente ed irrimediabilmente non belle, non salutari. Quello, forse, e’ davvero un cattivo esempio, ma perche’ scomodare la magrissima Barbie dal suo camper perfetto e costringerla ad appuntamenti dal dietologo?
L’ironia del Web non tarda ad arrivare. Arriverà la Barbie a cui crescono i peli dopo quattro settimane senza ceretta? E quella in pigiama tutto il giorno che svuota il frigo?
C’e’ già chi grida allo scandalo. Vogliamo anche un Ken con la pancetta. Che la normalità sia bipartisan!
Sentirsi sminuiti dal prototipo di una bambola che ha vissuto più di noi. E’ questo, forse, il grosso dramma della nostra società. In fondo, le Barbie rispecchiavano già tutti i mestieri esistenti ed erano carine, ma non volgari. Può davvero una bambola con cui tutte abbiamo giocato da piccole aver condizionato la crescita della nostra autostima; averci inculcato dei modelli di bellezza impossibili da raggiungere? Ed agognare la bellezza e’ poi tanto errato?
Se vogliamo dirla tutta, neanche Ken e’ mai stato realistico… Mattel potrebbe rimediare, basta che alla presentazione non inviti Rouhani!