Asino incollerito causa morte bimbo: dramma a Rosolini
Un bimbo di 8 anni è morto, ieri sera, in contrada Timparossa (Siracusa) perché l’asino che trainava il calesse su cui viaggiava, assieme a un vicino di casa, si è innervosito ed ha iniziato a correre. L’uomo, proprietario dell’animale, è stato sbalzato dal calesse e si procurato diverse fratture. Il ragazzino, invece, è rimasto sul mezzo finché l’asino è entrato in un fondo ed è finito contro un trattore. Il piccolo, che si chiamava Vanni Di Mauro, è deceduto per le profonde ferite alla testa. Il dramma è avvenuto in zona “La Torre”. Sul luogo dell’incidente non sono accorsi solo gli operatori del 118 ma anche i carabinieri della Stazione di Rosolini e della Compagnia di Noto. Un asino, animale apparentemente innocuo, ha provocato una tragedia, ieri, a Rosolini. La vicenda lascia di stucco perché l’asino è notoriamente mite, intelligente e forte, molto apprezzato dai fattori perché utile e mansueto. Perché, ieri, quell’asino si è imbizzarrito improvvisamente. C’è stato qualcosa che lo ha fatto innervosire? Saranno i carabinieri ad accertarlo, visto che sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta. I militari sentiranno certamente il proprietario dell’asino che, cadendo, si è procurato diverse fratture. Al piccolo, invece, è andata male: se l’animale non fosse entrato in quel podere e non si fosse andato a schiantare contro il trattore, forse il bimbo sarebbe ancora in vita. Chi lo sa?
In Sicilia l’asino è ancora molto usato in campagna perché, contrariamente a quanto si pensi, è un animale molto intelligente e i fattori lo usano per trasportare molti beni da una zona all’altra. Capita spesso che gli asini vengano fatti camminare a lungo con molto peso sul corpo. L’animale, una volta imparata una strada, non la dimentica mai; altro che stolto. Ennesimo incidente in campagna, costato la vita a un bimbo di soli 8 anni, Vanni Di Mauro. Sembrerà strano ma la maggior parte delle insidie per i bimbi non si trovano in città ma in campagna: lo sostiene uno studio dell’Università della Virginia portato avanti dal docente di urbanistica William Lucy:
“La percezione che si ha nella vita cittadina non rispecchia la realtà. Tutti sono convinti che vivere in un centro urbano sia pericoloso, ma in realtà la principale causa di mortalità infantile sono gli incidenti stradali, che accadono più spesso in periferia, dove i bambini trascorrono molto tempo in macchina per spostarsi”.
Dopo aver analizzato molti centri urbani della Virginia, Lucy ha evinto che le più pericolose sono proprio le periferie e le zone rurali abitate da poche persone. I ragazzini che vivono in campagna passano più tempo in macchina rispetto a quelli che vivono in città, quindi rischiano maggiormente di diventare vittime di incidenti stradali. Non solo. Lo studioso americano ha anche scoperto che nelle aree rurali si registrano più casi di violenza scolastica:
“In certi ambienti, o sei dentro o sei fuori, i gruppi di appartenenza sono meno variegati ed è difficile venire accettati. E’ quindi probabile che un bambino o un adolescente si ritrovi solo e sia vittima di bullismo”.
Non è d’accordo con lo studio americano la blogger Claudia Porta, che nel suo volume “La casa della prateria” ha esaltato la vita in campagna, la sua bellezza e il benessere che fornisce. La Porta, però, concorda con gli esperti americani che anche la vita di campagna ha qualche difetto:
“Come giustamente sottolinea questo studio, gli svantaggio di una vita in campagna possono essere legati alla distanza dalla scuola, dal posto di lavoro o da altri luoghi nei quali si svolgono le attività di svago”.
A Vanni Di Mauro, però, è costato caro vivere in campagna. Maledetta passeggiata sul calesse! Vivere in campagna sì, ma attenti alle insidie e ricordate di sorvegliare sempre i bimbi!