I cittadini delle Filippine temono il ritorno di una sorta di oscurantismo nella nazione in quanto il neo presidente Rodrigo Duterte ha annunciato alcune misure che confermano la sua fama di uomo rigoroso, freddo e inflessibile. Duterte ha innanzitutto reso noto che chiederà al Congresso la reintroduzione della pena di morte per impiccagione nella nazione, pena abolita 6 anni fa dall’allora presidente Arroyo, dopo un lungo incontro con Papa Ratzinger. Il nuovo presidente delle Filippine, inoltre, ha intenzione di autorizzare i poliziotti a sparare per uccidere gli appartenenti ad associazioni criminali e a tutti coloro che si oppongono all’arresto. Gloria Arroyo, ex presidente delle Filippine, firmò una legge che eliminò la pena capitale nel Paese, e poi si recò in Vaticano, dove parlò a lungo, durante un’udienza, con Papa Ratzinger. A quanto pare, i rapporti tra Vaticano e Filippine sono mutati, visto che Duterte ha detto che non chiederà mai scusa a Papa Francesco. Il Pontefice, infatti, è stato offeso in passato dal nuovo presidente delle Filippine. Duterte è stato eletto la scorsa settimana ed ha subito sottolineato, durante le prime interviste rilasciate ai giornalisti, che intende assolutamente ripristinare la pena di morte nelle Filippine ed attribuire il potere ai poliziotti di sparare contro i sospettati di appartenere alla criminalità. Non è ancora chiaro come il neo presidente riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi ma, secondo molti analisti, sarebbe stata proprio la sua dura presa di posizione contro il crimine a determinare il suo trionfo in sede elettorale.
Duterte sta facendo ‘i conti senza l’oste’ in quanto c’è bisogno della collaborazione del Congresso per attuare i suoi piani estremi. Durante una conferenza stampa a Davao, domenica scorsa, Duterte ha affermato che vuole rafforzare anche i rapporti con la Cina, partner importante per le Filippine. Il nuovo presidente della nazione orientale è dunque un uomo intransigente, ribattezzato ‘The Punisher’ a Davao, città dove ha ricoperto dapprima la carica di vicesindaco e poi quella di sindaco, per il suo ostinato contrasto dell’illegalità con ogni mezzo. Duterte, classe 1945, è un avvocato proveniente da una famiglia modesta che, finora, ha avuto due mogli. Adesso è single. Fervido oppositore della criminalità e della corruzione, Rodrigo ha promesso che continuerà la sua crociata anche in veste di presidente, senza però indicare le modalità con cui raggiungere i suoi scopi. Molti, nelle Filippine, hanno paura di Duterte, uomo per certi versi estremo e inflessibile. In fondo stiamo parlando di una persona che ha detto più volte di voler uccidere migliaia di criminali senza processo. L’agenzia AFP ha riportato alcune parole dette recentemente dal neo presidente delle Filippine:
“Se resistete, la nostra reazione alla criminalità sarà incisiva. Il mio ordine alla Polizia sarà di sparare per uccidere. Sparare per eliminare la criminalità organizzata. Ne avete mai sentito parlare?”.
Molte organizzazioni per i diritti umani hanno ricordato che centinaia di criminali sono stati uccisi dai cosiddetti ‘squadroni della morte’ quando Duterte era sindaco di Davao. L’anno scorso, Human Rights ha descritto il neo presidente delle Filippine come il “sindaco degli squadroni della morte” per le sue maniere forti a Davao. E’ tutto da vedere, comunque, se Duterte riuscirà a persuadere il Congresso ed introdurre nel Paese misure retrive ed estreme come la libertà della Polizia di fare fuoco contro i sospetti criminali. Non solo, il suo portavoce ha detto, la scorsa settimana, che nelle Filippine verrà previsto un coprifuoco per i bimbi e introdotto il divieto di bere alcol nei luoghi pubblici.
Rodrigo Duterte non ha mai temuto che il suo pensiero estremo potesse creare dibattiti nella nazione. Aveva ragione. A quanto pare, è stata proprio la sua voglia di contrastare la criminalità a farlo trionfare. Comunque, sono molti che paventano l’avvento di un regime dispotico nelle Filippine.