Bernardo Provenzano malato ma Orlando proroga 41bis

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Provenzano, carcere duro continua

Niente da fare per Bernardo Provenzano, il pericoloso mafioso che si trova in carcere dall’11 aprile 2016. I legali avevano chiesto la scarcerazione per problemi di salute ma i giudici hanno detto no, prorogando il regime del carcere duro, contemplato dall’art. 41bis

 

 

 

 

In stato quasi vegetativo

A rifiutarsi di liberare il ‘capo dei capi’ è stato proprio il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che ne ha prorogato il regime del 41bis, ovvero del carcere duro. Provenzano, per Orlando, è ancora pericoloso sebbene le sue condizioni di salute non siano proprio al top. Ecco perché il ministro non ha voluto far uscire il mafioso dalla galera:

“Non è venuta meno la sua capacità di mantenere contatti  con esponenti tuttora liberi dell’organizzazione criminale di appartenenza, anche in ragione della sua particolare concreta pericolosità”.

Provenzano sta male, molto male, ma Orlando si è mostrato inflessibile: secondo lui il ‘capo dei capi’ è ancora pericoloso. Per il ministro il padrino, ormai in stato quasi vegetativo, costituisce ancora una seria minaccia, un’insidia, e per questo è necessario prorogare il 41bis. Qualche mese fa, la stessa Corte di Cassazione ha confermato il carcere duro per il mafioso, messo in manette 10 anni fa dopo innumerevoli ricerche. Provenzano si nascondeva in un casolare di Corleone. I difensori di Bernardo avevano chiesto alla Suprema Corte la scarcerazione perché il loro assistito soffre molto a causa di gravi patologie, tra cui un tumore alla prostata. Fondamentale per la proroga del regime del carcere è stato il parere della Direzione nazionale antimafia, secondo cui “in nessun modo la modifica del regime del regime del 41 bis può incidere sulle condizioni di salute di Provenzano, anzi nel vigente regime detentivo egli ben può usufruire di tutte le cure necessarie”. Non tutte le Procure italiane sono favorevoli al carcere duro per Provenzano, come quelle di Caltanissetta e di Firenze. Secondo la Dda di Caltanissetta, il ‘capo dei capi’ non dovrebbe continuare ad essere assoggettato al regime del 41bis “per le sue particolari condizioni di salute in cui versa”.

La Dda di Palermo, invece, ritiene necessario il carcere duro per Provenzano. Una sua relazione recita:

“Per una migliore valutazione della necessità del rinnovo del regime detentivo speciale nei confronti di Provenzano, occorre delineare la sua figura e il suo ruolo nell’associazione mafiosa ‘Cosa Nostra’”.

‘Capo dei capi’ arrestato dopo lunga latitanza

Il ‘capo dei capi’ venne arrestato dopo una latitanza durata una quarantina d’anni. Decisiva fu l’attività degli uomini della Squadra mobile di Palermo e degli ispettori del Servizio centrale operativo, che monitorarono a lungo tutti gli spostamenti del padrino e dei suoi fiancheggiatori. Dopo l’arresto, gli investigatori rivelarono:

“Abbiamo visto una porta aprirsi e una braccio allungarsi per prendere un pacco. Questo ci ha dato la conferma che l’imprendibile capo della mafia era lì e siamo intervenuti”.

Ingroia: “Revoca carcere duro per Provenzano”

Si è a lungo dibattuto sulle precarie condizioni di salute di Bernardo Provenzano e sull’eventualità di una cessazione del regime del 41bis. Tra coloro che ritengono che sia meglio sottrarre il padrino dal carcere duro c’è Antonio Ingroia, ex giudice ed ex parlamentare:

“La revoca del 41bis per questo Provenzano non intaccherebbe la funzione del carcere duro, anzi la rafforzerebbe perché il 41bis resta indispensabile e utile purché usato secondo la sua funzione originaria senza piegarlo a finalità improprie, e quindi dannose ed abnormi”.