La sindrome da crepacuore, nota anche come sindrome di Takotsubo, non è benigna come ritenuto finora, ma è in grado di uccidere quanto infarto e ictus
La notizia è stata diffusa in occasione della Giornata Mondiale del Cuore. La scoperta è stata fatta da un team di ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, da anni impegnato a contrastare la sindrome di Takotsubo.
Solitamente, i sintomi della sindrome da crepacuore sono analoghi a quelli dell’infarto; l’unica eccezione concerne la coronografia. In sostanza, quando il paziente è sottoposto a tale accertamento, le coronarie appaiono normali, senza alcuna contrazione.
La forma del cuore muta, però, quando una persona diventa vittima della sindrome di Takotsubo: l’organo sembra un vaso generalmente usato in Giappone per catturare i polpi, denominato appunto “Takotsubo”.
Lo studioso Filippo Crea, direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico ‘Gemelli’ di Roma, nonché coordinatore dell’importante studio assieme alla dottoressa Lea Galiuto, ha asserito: “Le alterazioni del microcircolo coronarico hanno un ruolo fondamentale in molte malattie cardiovascolari ed in particolare, come da noi dimostrato, nella sindrome di Takotsubo“.
Dopo aver monitorato quasi 2000 persone, residenti in diverse nazioni, gli studiosi hanno concluso che la sindrome da crepacuore sferza nel 90% dei casi le donne, specialmente dopo uno choc emotivo o fisico (ad esempio un lutto o un intervento chirurgico).
La metà delle persone colpite dalla sindrome di Takotsubo, inoltre, soffrono già di patologie psichiatriche o neurologiche. Non è raro, infatti, che una persona depressa sia colpita da crepacuore.
La sindrome di Takotsubo, dunque, uccide come l’infarto. Attenzione!