Povertà e scarsa qualità dei cibi che si mangiano vanno a braccetto. Arriva la prova scientifica del fatto che i poveri mangiano male
Non è difficile capire il motivo per cui chi ha pochi soldi mangia male. L’indigenza porta ad acquistare cibi di infima qualità a scapito della salute. La scoperta da un team di scienziati del Fondo nazionale svizzero che hanno svolto un studio presso il centro universitario ospedaliero di Losanna.
Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, ritiene che lo studio può essere tranquillamente esteso in ambito europeo. Dalle risultanze della ricerca elvetica è emerso che le persone colte e benestante preferiscono la dieta mediterranea che, com’è risaputo, è un toccasana per il benessere di ogni individuo, allontanando il rischio di obesità, patologie cardiache e diabete.
I poveri, o comunque chi ‘non naviga nell’oro’, devono fare economia sugli alimenti e spesso acquistano cibi di bassa qualità. Pedro Marques-Vidal, coordinatore del gruppo svizzero di ricerca, propone di ridurre fortemente il prezzo di frutta e verdura per rendere accessibili tali alimenti anche ai poveri e contrastare la speculazione sussistente su molti cibi. Se le nazioni adottassero tale misura farebbero sicuramente centro e aiuterebbero tante persone a stare in salute e vivere di più.
Non è la prima volta, comunque, che si sottolinea il binomio povertà-acquisto cibi scadenti. L’anno scorso, ad esempio, il presidente del Censis Giuseppe De Rita e il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, presentarno al Forum Internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, svoltosi a Cernobbio, un interessante dossier Coldiretti-Censis intitolato “Gli effetti della crisi: spendo meno, mangio meglio”.
“303.485 persone hanno beneficiato dei servizi mensa, mentre sono ben 3.764.765 i poveri che nel 2013 hanno avuto assistenza attraverso i pacchi alimentari, che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) i quali per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti in mensa“, ha sottolineato Coldiretti.